Riproduzione, Alimentazione e Malattie dei Pesci in Acquario
La riproduzione dei Pesci in Acquario
Quello della riproduzione è senza ombra di dubbio uno degli aspetti più affascinanti e stimolanti che caratterizzano la gestione di un acquario e che, una volta ottenuta e motivo di soddisfazione ed orgoglio per qualsiasi acquariofilo. Va subito precisato che quando si parla di riproduzione in acquariofilia ci si riferisce quasi esclusivamente all’acqua dolce in quanto questo evento nelle vasche marine coinvolge un numero ristrettissimo di specie. La quasi totalità dei pesci di acqua dolce sono ovipari, la femmina espelle le uova che vengono immediatamente fecondate dal maschio; l’eccezione è costituita dai poecilidi la cui fecondazione delle uova avviene all’interno del corpo della femmina mediante l’ultimo raggio della pinna anale che nei maschi si trasforma in organo genitale (gonopodio). Dopo un periodo di circa 30 giorni le femmine partoriscono un numero variabile di avannotti già completamente sviluppati, questi pesci sono definiti vivipari. Tra i pesci ovipari terminata la fase di corteggiamento che solitamente consiste in parate e inseguimenti da parte del maschio. La deposizione può avvenire con modalità molto diverse:
- Deposizione in acqua libera le uova una volta fecondate vengono lasciate cadere sul fondo e abbandonate al loro destino. Solitamente i pesci che adottano tale tecnica producono una notevole quantità di piccole uova trasparenti. In acquario visto il poco spazio a disposizione tutte le uova sono destinate ad essere predate a cominciare dai genitori stessi, per potere avere qualche successo occorre introdurre i pesci in un acquario dedicato alla riproduzione che preveda un divisorio posto in orizzontale sul fondo in maniera tale che gli adulti non riescano ad avvicinarsi per predare le uova.
- Deposizione di uova adesive i pesci che adottano questa tecnica possono avere comportamenti molto diversi tra loro ma fondamentalmente si tratta di animali che fanno aderire le uova alle foglie di una pianta acquatica, su un tronco sommerso, all’interno di una cavità o alla base di una roccia. La zona viene preventivamente pulita dalla coppia prima della deposizione, le differenze tra le varie specie hanno luogo subito dopo la deposizione; i caracidi per esempio dopo la deposizione si disinteressano completamente delle uova che rimangono completamente indifese, mentre molti ciclidi sudamericani e africani continuano a curare e difendere le uova fino alla schiusa. Alcuni addirittura difendono gli avannotti fino al raggiungimento della maturità sessuale. In acquario nel caso dei caracidi una volta individuate le uova i genitori e altri possibili predatori vanno tolti e spostati in un’altra vasca; nel caso dei ciclidi se si dispone di una vasca sufficientemente spaziosa si può tranquillamente godere delle cure parentali di questi pesci.
- Nido di bolle questa tecnica è adottata principalmente dai labirintidi che vivendo in acque solitamente prive di ossigeno per assicurarne una buona quantità alle uova vedono il maschio costruire un agglomerato di bolle di ossigeno legate dalla saliva posto direttamente sotto la superficie e mimetizzato tra le piante acquatiche. Le uova fertilizzate saranno spinte dal maschio all’interno di tale nido e successivamente sorvegliate. In questa fase i maschi possono rivelarsi estremamente aggressivi nei confronti delle femmine a tal punto da renderne necessario lo spostamento in altra vasca.
- Incubazione orale in questo caso le uova una volta fecondate vengono riprese in bocca dalla femmina e incubate nella cavità orale fino al rilascio dopo circa 3 settimane di avannotti pienamente formati. Questa tecnica è adottata da moltissime specie di ciclidi provenienti dai grandi laghi africani, in alcune specie può succedere che entrambi i genitori partecipino all’incubazione delle uova; in questo caso si parla di incubatori orali biparentali. In acquario per garantire la sopravvivenza ad un maggior numero di avannotti si può ricorrere allo “strippaggio” della femmina; tale tecnica che deve essere effettuata da acquariofili molto esperti consiste nel catturare la femmina ormai prossima al rilascio e indurla ad aprire la bocca per rilasciare gli avannotti che saranno poi posti in una vasca a parte per l’accrescimento.
Queste sono in linea di massima le principali tecniche di deposizione che possiamo incontrare ospitando le varie specie in acquario. Per arrivare a delle deposizioni con buone probabilità di successo dobbiamo prima avere operato nella maniera più corretta possibile; il primo passo consiste in una obbligatoria fase di studio dei pesci che intendiamo ospitare. Successivamente dovremo arredare la vasca in maniera adeguata e fornire un’acqua dalle caratteristiche più simili possibile alle zone di provenienza dei pesci, prevederne il numero adeguato e gli eventuali coinquilini in base alla capienza della vasca e non ultimo dovremo fornire una alimentazione varia e di buona qualità.
Malattie e Salute dei Pesci in Acquario
Nel nostro angolo di natura sommerso tra le varie componenti biologiche si annidano anche batteri, funghi e parassiti che esattamente come in ambiente naturale sono pronti ad attaccare e a far ammalare i nostri amati pesci; sarà quindi cura dell’acquariofilo prevenire situazioni potenzialmente dannose e pericolose per la salute dei nostri ospiti, è infatti la prevenzione il primo grande accorgimento nella lotta contro le malattie in acquario. Le principali cause che portano alle più comuni malattie dei pesci sono legate a fattori che l’acquariofilo può monitorare e tenere sotto controllo. Vediamo dunque quali sono:
- la temperatura dell’acqua se i pesci subiscono sbalzi di temperatura notevoli (durante il trasporto o per un guasto all’impianto di riscaldamento della vasca) possono essere vittima di Ichthyo (la malattia dei puntini bianchi). E’ molto contagiosa anche se ci sono tutti gli strumenti per curarla, per evitare questo bisogna programmare bene il trasporto dei pesci dal negozio al proprio acquario servendosi di contenitori isolanti o altri stratagemmi per evitare bruschi sbalzi di temperatura da parte dell’acqua che ospita i pesci.
- Sostanze inquinanti nell’acqua se in acquario si crea un accumulo di sostanze azotate (nitriti, ammoniaca, fosfati) si andrà verso una intossicazione degli animali presenti in vasca con conseguente indebolimento dell’apparato immunitario e con l’innalzamento del rischio di contrarre malattie. Per evitare questo controllare i valori di queste sostanze e praticare regolari cambi d’acqua.
- Troppi pesci presenti in vasca a volte la smania di ospitare più specie possibili in un’unica vasca porta la popolazione totale ad essere inadeguata per lo spazio a disposizione (spesso eccessiva anche per le capacità di filtraggio del filtro biologico) con conseguente malessere dei pesci che non trovano il giusto spazio per le più comuni esigenze vitali.
- Stress oltre al numero eccessivo di pesci in vasca un errore purtroppo molto comune è quello di associare pesci aggressivi con altri dall’indole pacifica o inserirli in vasche dalla capienza inadeguata. Questo oltre a portare ad aggressioni spesso letali è fonte di notevole stress sia da parte di chi subisce gli attacchi sia da parte di chi li porta, questi ultimi si vedono sempre il loro territorio minacciato con conseguente innalzamento dell’aggressività. Per evitare queste spiacevoli condizioni occorre studiare bene la composizione della popolazione da inserire in base allo spazio disponibile e alle caratteristiche degli animali che intendiamo inserire in vasca.
- Alimentazione inadeguata questo fattore provoca oltre ad un indebolimento generale dello stato di salute del pesce l’alto rischio dell’insorgere di occlusioni o il proliferare di parassiti intestinali. Quando si introduce un pesce in vasca bisogna già conoscere il suo regime alimentare che deve essere in linea con il resto della popolazione presente nell’acquario (per esempio se si introduce un pesce con regime alimentare carnivoro in una vasca di solo pesci vegetariani e si alimenta tutta la vasca con mangime vegetale va da sé che il pesce che abbiamo introdotto andrà incontro a problemi legati all’alimentazione).
Rilascio dei pesci in acquario
Eccoci qua, tutti eccitati, dopo una bella fase di studio per definire la popolazione e il layout della nostra vasca, ore passate ad allestirla ed avviarla. Ora è pronta, con il filtro già maturo, siamo appena tornati dal negozio con i nuovi protagonisti che ci accompagneranno nella nostra avventura acquariofila avendo badato bene di non avergli fatto subire sbalzi termici troppo importanti durante il trasporto…ed ora? Basterà semplicemente vuotare i sacchetti dentro la vasca? La risposta ovviamente è no!! Per quanto simili le acque di vasche differenti hanno valori diversi in merito alle caratteristiche chimico-fisiche (temperatura, quantità e composizione dei sali disciolti, pH, eccc…); introdurre “brutalmente” un pesce appena acquistato nel nostro acquario potrebbe avere conseguenze addirittura letali e comunque sottoporrebbe il malcapitato al livelli di stress e disagio tranquillamente evitabili. Nella maggior parte dei casi basta semplicemente aprire il sacchetto e introdurlo nella vasca in modo tale che l’acqua dell’acquario non possa entrare tenendo la parte aperta del sacchetto fuori dalla vasca (basta semplicemente arrotolare su se stesso il bordo del sacchetto un po come si fa con le maniche di una camicia) e, dopo circa 15 minuti iniziare a miscelare l’acqua presente nel sacchetto con quella della vasca aiutandoci con un bicchiere. Dopo aver introdotto circa 4 bicchieri d’acqua e trascorsi circa 30 minuti i nostri pesci potranno essere liberati in vasca senza provocargli troppo stress; è buona norma non introdurre l’acqua del sacchetto in vasca per cui occorrerebbe pescare i pesci dal sacchetto con un piccolo retino. Esistono casi nei quali devono essere adottate ulteriori attenzioni: se gli esemplari da introdurre fossero di taglia notevole necessiteranno di più tempo e più acqua da miscelare nel sacchetto durante il periodo di acclimatamento, lo stesso discorso vale anche per pesci particolarmente delicati. Nel caso dovessimo introdurre nuovi pesci in una vasca già popolata sarebbe opportuno spegnere le luci dell’acquario per evitare che i nuovi pesci appena liberati e comprensibilmente spaesati siano preda di inseguimenti da parte di quelli già presenti. Le luci spente indurranno i pesci ad una fase di inattività consentendo ai nuovi introdotti un buon margine di tempo per ambientarsi. Nel caso di rilascio di ciclidi (in particolare quelli provenienti dai laghi africani, e le specie più aggressive del sud e centro america) sarebbe consigliabile liberale gli esemplari nuovi in una vasca con altri ciclidi presenti, dopo 2-3 ore dallo spegnimento delle luci per evitare che i nuovi soggetti vengano attaccati in quanto identificati come individui estranei. Nel caso di vasca nuova e non popolata sarebbe auspicabile reperire tutte le specie di ciclidi che intendiamo ospitare e immetterle in un unico rilascio. Un ultimo accorgimento da adottare è quello di evitare di voler nutrire i pesci appena dopo il rilascio; visto che si tratta di animali spaesati e più o meno stressati sarà molto difficile che accettino immediatamente il cibo. Dopo un giorno dall’ introduzione potremo iniziare a somministrare piccole quantità di cibo per saggiare l’appetito dei nostri nuovi amici che nel frattempo dovrebbero aver superato gran parte della fase del disagio dovuto al trasloco.
Alimentazione Pesci Acquario
Uno degli aspetti fondamentali per la buona salute dei nostri animali e il conseguente equilibrio del nostro acquario riguarda l’alimentazione. Un’alimentazione corretta per quanto concerne la qualità e la quantità di somministrazione favoriscono la crescita, la capacità di difendersi da malattie e la propensione alla riproduzione degli animali presenti in vasca sia che essi siano pesci o invertebrati. Alimentando pesci o crostacei andremo a coprire il loro fabbisogno di vitamine, proteine, sali minerali, grassi, fibre e carboidrati, elementi indispensabili per una buona salute generale. Per garantire il giusto apporto di tutti questi elementi dovremo scegliere con cura come e quando alimentare i nostri animali andando a pescare tra una notevole abbondanza di mangimi specifici con caratteristiche differenti in base alla tipologia di produzione. Vediamo quali. Alimenti secchi in scaglie: si tratta di mangimi che si presentano in scaglie più o meno grandi e di spessore variabile e possono essere sia a base vegetale sia soddisfare le esigenze alimentari di pesci onnivori e carnivori. Questo mangime ha il pregio di evitare occlusioni intestinali e disperdendosi nella vasca può alimentare anche avannotti o pesci particolarmente timidi, di contro se utilizzato in dosi eccessive il cibo che non viene consumato può inquinare l’acqua. Alimenti secchi in granuli o pellets: come per gli alimenti in scaglie può essere a base vegetale o può essere prodotto per pesci onnivori o carnivori, esistono varie granulometrie adatte alle dimensioni di pesci di taglia differente. Hanno il pregio di apportare un ottimo contributo nutrizionale e di essere assimilati velocemente evitando il rischio di inquinamento della vasca.
- Alimenti liofilizzati si tratta di organismi come artemie, krill, tubiflex, larve di zanzara, dafnie, ecc. che vengono surgelati e poi privati della loro componente liquida riuscendo. In questo modo a far conservare al prodotto finito una buona parte delle sostanze nutritive presenti in origine, per la somministrazione del cibo liofilizzato è consigliabile reidratarlo preventivamente in un bicchiere con un po’ di acqua dell’acquario.
- Alimenti congelati gli organismi che compongono questa categoria sono gli stessi degli alimenti liofilizzati che sono stati però solamente sottoposti al processo di surgelamento, costituiscono un apporto molto valido alla dieta dei nostri pesci specialmente quelli più difficili. In fatto di alimentazione ma per garantire l’effettiva efficacia di tali alimenti dobbiamo controllare che dal momento dell’acquisto in negozio alla somministrazione sia stata mantenuta la “catena del freddo”: ovvero che non si abbiano avute variazioni termiche così importanti da far scongelare e ricongelare il prodotto più volte. Questo ne pregiudicherebbe le caratteristiche organolettiche rendendolo addirittura pericoloso per i pesci. Prima della somministrazione del cibo surgelato è bene togliere dal freezer la quantità desiderata, lasciarlo scongelare in frigorifero e una volta risciacquato somministrarlo in vasca.
- Cibo vivo il cibo vivo costituisce in non plus ultra in fatto di alimentazione in acquario fornendo una quantità e qualità di sostanze nutritive inarrivabile da parte di altri metodi di alimentazione. Quando parliamo di cibo vivo in campo acquariofilo il riferimento va a piccoli crostacei, invertebrati e larve che possiamo allevare e somministrare nelle nostre vasche. Difficilmente questa fonte nutritiva si può trovare disponibile nei negozi. Un animale molto apprezzato in questo campo e indiscutibilmente l’artemia salina, un piccolo crostaceo di acqua salata originario dei grandi laghi salati nord americani che può essere allevato senza troppe difficoltà e che tra nuovi nati e adulti riesce a soddisfare il fabbisogno alimentare sia degli avannotti (che si ciberanno dei naupli) sia dei pesci adulti. Oltre all’artemia salina si possono allevare dafnie, tubiflex, anguille dell’aceto, gammaridi, infusori o, servendosi di contenitori d’acqua posti all’aperto, raccogliere larve di zanzara.
- Cibo per avannotti si tratta di cibo molto fine e ricco di proteine indispensabile per lo svezzamento e la crescita degli avannotti nelle prime settimane/mesi di vita in quanto i normali mangimi. Oltre ad una dimensione del mangime stesso troppo grande per essere ingerita non garantiscono l’apporto di proteine e vitamine richiesto dagli avannotti nella prima fase della crescita.
- Alimenti freschi sono alimenti destinati all’alimentazione umana che possono trovare utilizzo anche in acquario. I più comuni sono la lattuga, gli spinaci, le zucchine, i gamberetti, le cozze; le verdure possono essere inserite lavate e sbollentate per essere più appetibili mentre gamberetti e cozze possono essere tagliati in piccoli pezzettini. In alternativa si possono realizzare “pastoni” fatti in casa che oltre agli ingredienti sopra citati possono contenere spirulina, piselli, tuorlo d’uovo, cuore di bue, pollo o tacchino, germogli di grano ecc. Tutti questi elementi devono essere tritati, amalgamati(utile per la compattezza finale può risultare l’utilizzo di colla di pesce)ed infine surgelati sotto forma di un sottile strato che può essere facilmente spezzato per poter prelevare dal freezer solo la quantità necessaria.
Tra tutte queste tipologie di alimenti in base ai pesci che andremo ad inserire in vasca sceglieremo quelli più adatti alle loro esigenze nutrizionali avendo cura di proporre un’alimentazione varia costituita da più mangimi i quali devono essere di ottima qualità. Per quanto riguarda dosi e frequenza di somministrazione, la buona regola è quella di nutrire i pesci almeno due volte al giorno dosando il cibo in modo tale che possa essere consumato in un paio di minuti circa. Se si eccede con il dosaggio il cibo non consumato si decomporrà in vasca diventando un elemento inquinante che con l’andare del tempo potrebbe provocare gravi squilibri aumentando in maniera pericolosa la presenza di sostanze azotate nell’acqua; cosa che avviene anche se si alimentano troppo i pesci che produrranno una maggiore quantità di escrementi. Si può prevedere un giorno di digiuno settimanale in modo da contribuire a riequilibrare eventuali eccessi di alimentazione ed i pesci di sicuro non ne soffriranno visto che possono rimanere senza cibo anche per una settimana senza particolari problemi. Discorso a parte merita la somministrazione di cibo agli avannotti che deve essere molto frequente(4-5 volte al giorno)e continuativa badando sempre che il cibo somministrato sia consumato rapidamente. Un ultimo cenno riguardo alle confezioni degli alimenti ed alla scadenza. Salvo possedere un’abbondante batteria di vasche con relativa numerosa presenza di pesci è sempre preferibile optare per confezioni non troppo grandi in quanto con l’andare del tempo si potrebbero perdere molte delle caratteristiche nutrizionali di tali alimenti (l’ideale è consumarli in un periodo di 2-3 mesi); sono da evitare confezioni di cibo scadute che anche se non provocano danni ai pesci non apportano neanche sostanze nutritive rendendo inefficace il nostro programma di alimentazione.